Sono delle autentiche mosche bianche i calciatori passati dal Milan che, appese le scarpette al chiodo, hanno saputo conquistare i tifosi rossoneri anche da allenatori o dirigenti. Uno di questi è senz’altro Fabio Capello. Regista dai piedi educatissimi in campo (c’è pure la sua firma sullo “scudetto della stella”), si è dimostrato un campione anche nei ruoli (di massima responsabilità) che gli sono stati affidati dalla società milanista al termine della sua carriera, riuscendo peraltro a riaprire un ciclo estremamente vincente dopo quello firmato Arrigo Sacchi. Un’impresa non da poco che, tuttavia, non nasce dal caso. Quelle urla e quell’attenzione ai minimi dettagli mostrate in mondovisione durante la finale di Atene contro il Barcellona, quando il diavolo era ormai in paradiso grazie a un risultato saldamente in cassaforte, sono l’emblema di un metodo, quello adottato a Milanello dal tecnico friulano, capace di esaltare le qualità del collettivo partendo dall’applicazione di rigidi schemi tattici e dall’attitudine al sacrificio. Per quanto sia risultato indigesto a diversi campioni, tale sistema è diventato un modello, invidiato da tutto il mondo calcistico, come dimostra la determinazione con cui il Real Madrid e, successivamente, la Nazionale inglese, solo per guardare ad alcune delle sue “vicende” internazionali, decisero di accaparrarselo per le rispettive panchine.
Mister Capello, grazie, intanto, per le splendide emozioni che ha regalato a noi milanisti…
F.C. Di niente! (ride, nda) È stato bello vincere insieme…
E che vittorie! A quale è più affezionato?
F.C. Alla Coppa dei Campioni del 1994 contro il Barcellona.
È la “sua” partita perfetta?
F.C. Sì, non c’è dubbio. Anche gli Scudetti e i record stabiliti in Campionato, comunque, hanno saputo esaltare il popolo rossonero.
Che ricordi ha di quei successi?
F.C. Chiedevo ai miei giocatori di non mollare mai, soprattutto dopo una vittoria o, comunque, dopo che, in partita, le cose si erano messe particolarmente bene. È in quei frangenti che, inevitabilmente, c’è la tentazione di sedersi sugli allori.
Quali corde bisogna toccare?
F.C. Dopo ogni trofeo conquistato spiegavo alla squadra che riuscire a vincere la gara successiva sarebbe stato ancora più difficile ed è così che andavamo continuamente alla ricerca di un nuovo successo da raccogliere. Insomma, vincere aiuta a vincere.
Vincere… Ma cosa significa per lei?
F.C. Una sola cosa: il coronamento di un grande lavoro di squadra.
Già da bambino era così competitivo?
F.C. Nella piccola frazione friulana dove sono cresciuto, noi bambini tiravamo calci al pallone, giocavamo a nascondino e facevamo la vendemmia. Quello che posso dirle è che svolgendo tali attività ci sentivamo partecipi di una squadra…
Quanto l’hanno influenzata, invece, i racconti di suo padre, deportato nei lager nazisti?
F.C. Parlava raramente dei campi di sterminio… È stata una vicenda estremamente dura che lo ha segnato in profondità. Sono fatti terribili, che feriscono e che provocano continuamente dolore, specie rievocandoli.
Proviamo a ritrovare il sorriso parlando ancora di Milan. Cosa provò quando, da giocatore, vestì per la prima volta la maglia rossonera?
F.C. Appena arrivato al Milan capii una cosa: giocare a “San Siro” con la maglia rossonera indosso è la cosa più difficile che possa capitare a un calciatore.
Il suo bilancio da centrocampista rossonero?
F.C. Purtroppo non ho disputato tantissime partite, ma ho comunque partecipato alla conquista della “Stella”. Ne vado fiero!
Ancora più longeva e luminosa è stata la sua carriera da tecnico milanista, di cui parlavamo prima… Chi è il campione più forte che ha allenato?
F.C. Guardando al Milan, dico Van Basten. In assoluto, invece, Ronaldo, il “Fenomeno”: aveva qualcosa in più degli altri, pure dello stesso Van Basten.
Il fatto di non essere riuscito a riportare la Coppa del Mondo in Inghilterra è un rammarico?
F.C. No, ma c’è il dispiacere, perché fummo eliminati per un errore arbitrale…
Cosa c’è invece nel futuro di Fabio Capello?
F.C. Ma che futuro! Ormai sono un pensionato che degusta vini e parla di pallone in televisione… (ride, nda).